SCORIE IN LIBERTÀ (2012-75', VO sub. inglés) de Gianfranco Pannone




Jueves 31 de octubre, a las 19.30h / S
ala de Graus - Universitat de Barcelona
Gran Via de les Cortes Catalanes 585 (Barcelona

SCORIE IN LIBERTÀ - L'incredibile avventura del nucleare in Italia (2012-75', VO sub. inglés) de Gianfranco Pannone
Proyección y debate
Estreno en España con la presencia del director
Modera prof. Daniela Aronica
entrada gratuita / aforo limitado

Organiza: CSCI
Colabora: UB


Dopo Piccola America (1991) e Latina/Littoria (2001), Gianfranco Pannone torna nel territorio pontino, dove è cresciuto. Siamo a circa 70 chilometria sud di Roma, in una terra meglio nota come la “palude redenta” voluta da Mussolini durante il ventennio fascista. A Borgo Sabotino, nei pressi di Latina, nel 1963, in pieno boom economico, fu costruita una centrale nucleare su progetto inglese, allora la più grande d’Europa, accolta da tutti con grande entusiasmo.
Pannone, che, studente universitario, nella seconda metà degli anni ottanta fece parte di un comitato antinuclearista locale mobilitato per il referendum contro il nucleare in seguito alla tragedia di Cernobyl, rivede i vecchi amici di un tempo e indaga sulla storia del nucleare a Latina, che vide, tra l’altro, nei primi anni ottanta la costruzione di un secondo reattore sperimentale tutto italiano mai andato in funzione, il Cirene.
Mentre tra il 2010 e il 2011 si accende il dibattito in seguito alla decisione di Silvio Berlusconi di attivare con i francesi un nuovo piano nucleare a distanza di ventiquattro anni dal referendum che ne sancì la fine, l’incidente nucleare di Fukushima ridà fiato alla protesta degli ambientalisti. Un nuovo referendum popolare proclamerà il secondo stop del nucleare italiano, ma Pannone si preoccupa di indagare soprattutto sulle tante scorie, materiali e morali, che sono rimaste nel territorio intorno alla centrale nucleare e che non scompariranno a breve termine. Ad aiutarlo nel piccolo viaggio sono un amico ambientalista che oggi si occupa di agricoltura biologica, e il proprietario di uno stabilimento balneare, distante dal reattore solo un chilometro. E poi un fisico fuori dal coro, un pittore “profeta”, un giovane biologo, uno zio operaio/contadino e il fratello impegnato politicamente sul territorio.

PREMIO "QUADERNI DEL CSCI" 2013 (nona edizione)



La Giuria della nona edizione del "Premio QUADERNI DEL CSCI", presieduta da Antonio Carlo Vitti (docente University of Indiana e storico del cinema) e composta da: Núria Bou (storico del cinema e docente Universitat Pompeu Fabra), Francesca Brignoli (storico e critico cinematografico), Massimiliano Gaudiosi (storico del cinema e docente Università degli Studi Suor Orsola Benincasa) e Silvio Grasselli (critico cinematografico), dopo un'attenta valutazione degli elaborati pervenuti, ha deciso all'unanimità di proclamare vincitori del premio, bandito da Centro di Studi sul Cinema Italiano, Istituto Italiano di Cultura di Barcellona, Asociación Española de Historiadores del Cine e Associació Catalana de Crítics i Escriptors Cinematogràfics, in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà e sotto il patrocinio del Consolato Generale d'Italia a Barcellona:

Jorge Oter González, Un manantial pictórico. Lo fílmico y las pinturas en el cine de Luciano Emmer (sezione "Saggio inedito")

"Il saggio analizza in maniera chiara e ordinata, oltreché con profondità speciale e con il senso di una trasversalità disciplinare meditata, i film d’arte di Luciano Emmer, rendendo conto anche dei rapporti con le opere di altri autori (per esempio, Resnais) che hanno problematizzato un argomento complesso come il racconto di alcuni capolavori pittorici del passato".

Gerard Casau Vaz, Dracula 3D (2012) de Dario Argento (sezione "Recensione inedita")

"Con una scrittura chiara e concisa, l’Autore propone una recensione articolata e vivace, in cui il film viene analizzato tanto come oggetto chiuso in sé quanto come parte del più ampio contesto della filmografia di Dario Argento. Ne risulta un giudizio soggettivo ma non narcisistico".

COMPLIMENTI AI VINCITORI DALLA REDAZIONE!

Conferencia-performance / Taller de Teatro futurista sintetico

Si queréis, si podéis...
¡Os esperamos!

Fortunato Depero: los sonidos de los signos

Figura relevante del futurismo italiano, Fortunato Depero es conocido, sobre todo, por su época pictórica y gráfica. Menos conocida es su producción "literaria" que se expresó en forma de "partituras gráficas".

Fascinado por las dificultades, pero también por el sentido del humor de estas páginas, Loris Pellegrini intenta ofrecer al público "los sonidos de los signos", tal como declara el título de esta performance, devolviendo el sonido a las letras, fragmentos de palabras, frases inacabadas, onomatopeyas con las que Depero ha jugado "futurísticamente". Además de las páginas de Depero, se interpretarán las de otros autores futuristas como Marinetti, Cangiullo o Balla.


Non c’è un cane
Laboratorio sul teatro futurista sintetico

Ciò che rende difficile la comprensione dell’eccezionale ventata di novità portata dal Futurismo nell’asfittico ambiente teatrale italiano degli inizi del XX secolo è che ciò che leggiamo nelle antologie poco o nulla ha a che vedere con la loro rappresentazione scenica. Se la pagina a volte è sufficiente a restituire graficamente certe sperimentazione sul “segno” (lettere, parole) non può far altro che suggerire il “suono” della sperimentazione linguistica e solo lasciare immaginare cosa possa essere in scena ciò che il testo drammaturgico annota sulla pagina. E “Dalla pagina alla scena” sarebbe potuto essere il titolo di questo laboratorio sul “teatro futurista sintetico” ‒ probabilmente la sperimentazione più interessante tra quella proposte dal futurismo italiano ‒; se abbiamo scelto il titolo di una pièce di Cangiullo (Non c’è un cane, 1915) è perché aggiunge alla provocazione del testo (non c’è…), quella della durata (pochi secondi) e quella del titolo appunto (è la frase che gli attori borbottano, di solito, sbirciando dal sipario la sala semivuota). Quanto a quello che ci proponiamo è proprio di sottoporre alcune “piccole” pièce futuriste al trattamento della “messa in scena”, provando cioè il passaggio dalla situazionescritta alla situazione agìta. Scopriremo che il testo drammaturgico è come un seme: dentro c’è l’albero ma bisogna “tirarlo fuori”. Ci proveremo.